Dalle prime ore di questa mattina, nelle province di Salerno, Napoli e Caserta, i carabinieri del Comando Provinciale di Salerno, coordinati dal col. Gianluca Trombetti, con il supporto dei reparti territoriali competenti, hanno eseguito 14 misure cautelari (6 in carcere e 8 agli arresti domiciliari), emesse dal GIP Gerardina Romaniello del Tribunale di Salerno, nei confronti di altrettanti soggetti, gravemente indiziati a vario titolo di “associazione per delinquere aggravata, finalizzata al traffico illecito di rifiuti tossici, speciali e pericolosi di categoria ecotossica, con la costituzione e gestione di svariate discariche abusive” nella Piana del Sele.
La custodia cautelare in carcere è stata disposta per il 43enne Antonio Romagnuolodi Agropoli ma residente a Battipaglia, il 67enne Gaetano Romagnuolo di Serre, il 48enne Giulio Ruscinito di Altavilla Silentina, il 22enne Vito Arietta di Eboli, il 52enne Michele Acampora di Agerola (Na) ed il 37enne Giuseppe Mainardi di Pompei (Na).
Ristretti ai domiciliari, invece, la 64enne Dalmazia Di Masi di Albanella, il 45enne Rocco Capuano di Mercato San Severino, il 26enne Francesco Visconte di Nocera Inferiore, il 58enne Predrag ‘Pechi’ Milovanovic originario della Serbia-Montenegro, il 32enne Riccardo Iervolino di Castellammare di Stabia, il 74enne Gennaro Visiello di Torre Annunziata, il 48enne Michele Della Peruta ed il 53enne Vincenzo Della Peruta, entrambi di Maddaloni (Ce).
Al vertice dell’organizzazione un insospettabile 47enne imprenditore Antonio Romagnuolo, originario di Agropoli, il quale si avvaleva di Michele Acampora quale procacciatore ed intermediario; di Vito Arietta, Giulio Ruscinito e Rocco Capuano e altri quali autisti, nonché di Gaetano Romagnuolo e Giuseppe Mainardi quali proprietari di aziende agricole, terreni e mezzi.
TUTTI I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE – Le indagini dell’operazione denominata ‘Gold Business’, partite nel 2009 e coordinate dal pm della DDA di Salerno Giancarlo Russo, sono state effettuate dai carabinieri della Compagnia di Eboli, diretti dal cap. Emanuele Tanzilli. La complessa e articolata attività investigativa, nata da una semplice segnalazione ai carabinieri e proseguita attraverso una imponente attività di intercettazione telefonica e servizi di osservazione e controllo del territorio, ha consentito di individuare una fittissima rete criminale operante nei Comuni di Serre (SA), Altavilla Silentina (SA), Castel San Giorgio (SA), Sant’Egidio del Monte Albino (SA), Angri (SA), Scafati (SA), Mercato San Severino (SA), Torre Annunziata (NA), Boscoreale (NA), Castellammare di Stabia (NA) e Maddaloni (CE), dedita alla commissione dei gravi delitti contestati.
Organizzati ma privi di qualsivoglia autorizzazione al trasporto e/o smaltimento, trafficavano illecitamente rifiuti per lo più speciali – prelevati con mezzi di trasporto non autorizzati presso imprese produttrici del settore “gestione rifiuti speciali”, “spurgo pozzi neri”, “conserviero” e “conciario” a fronte di un compenso tra i 1.000 ed i 3.000 euro a carico, con successivo sversamento e tombamento nei terreni agricoli e in zone sottoposte a vincoli e riserva naturale, che diventavano discariche abusive tossiche e pericolose. I consolidati elementi indiziari raccolti a carico degli indagati hanno permesso di documentarne la totale assenza di scrupoli nel condurre il traffico illecito di rifiuti, agendo in totale dispregio delle norme di tutela ambientale e del territorio, per uniche finalità di profitto, volte al considerevole risparmio dei costi aziendali rispetto al loro smaltimento legale.
L’organizzazione delittuosa è risultata particolarmente pericolosa per avere, come detto, piena disponibilità di terreni ed aziende di proprietà degli indagati e di società da essi stessi amministrate e gestite, i cui fondi sono stati trasformati stabilmente in discariche dannosissime per le ripercussioni sull’ambiente e con alterazioni incalcolabili (e forse irreparabili) per l’eco-sistema. Discariche, in alcuni casi costituite anche in terreni del demanio regionale, che subivano, di fatto, una modifica della loro destinazione d’uso con l’ausilio di escavatori e mezzi di movimento terra. La valenza strategica del programma criminoso, che configura l’attività illecita come organizzata e continuativa, emerge anche quando agli autocarri ed ai rimorchi utilizzati per la commissione dei delitti di traffico di rifiuti speciali (talvolta addirittura occultati sotto scarti di finocchi in modo da eludere eventuali controlli) vengono applicate altre targhe, per evitare una possibile riconducibilità al gruppo da parte delle Forze dell’Ordine, nonché dalla durata dell’accordo delinquenziale tra i soggetti e dalle modalità di azione e collaborazione tra loro.
Il traffico, che si è protratto per almeno 8 mesi in base all’arco temporale delle indagini, è, ad ogni modo, risalente nel tempo, come dimostrano, da un lato, lo stato dei luoghi ispezionati e sequestrati in itinere, ove sono stati rinvenuti rifiuti speciali interrati anche a tre metri di profondità, dall’altro, il tenore delle conversazioni captate dai militari durante le indagini, assolutamente indicative di rapporti commerciali consolidati tra fornitori di rifiuti, trasportatori e smaltitori finali, oltreché volutamente criptiche. Particolarmente allarmanti sono risultati:
1) alcuni scarichi di rifiuti speciali ed ecotossici/pericolosi effettuati nel luglio ed agosto 2019 presso un fondo agricolo sito in Serre (SA) in zona demaniale, a meno di 150 metri dal Fiume Calore, ricadente nella riserva naturale Regionale Foce Sele e Tanagro;
2) lo smaltimento di svariati quantitativi di rifiuti speciali ed anche urbani ed indifferenziati all’interno di un fondo in Serre (SA), loc. Tiri di Fanteria, di proprietà della Regione Campania, in area limitrofa ad altro terreno in uso agli indagati ed adibito a coltivazione cereali, così creando una vera e propria discarica di rifiuti speciali di varia tipologia e provenienza, oltre che di RSU indifferenziati, tombati/interrati fino ad una profondità di circa 1,5 mt dal piano;
3) il sequestro, tra il settembre ed il novembre 2019, da parte dei Carabinieri delle Stazioni di Borgo Carillia e Altavilla Silentina, di una superficie di circa 700 metri quadri interessata dal deposito incontrollato di rifiuti speciali (costituiti da rifiuti ferrosi, plastici, frammisti a terreno e pietrisco), nonché di una superficie di circa 1600 metri quadri interessata dal deposito incontrollato di rifiuti speciali non pericolosi (letame e liquame) e 120 taniche esauste contenenti in origine prodotti acidi, corrosivi e pericolosi per l’ambiente impiegati per le operazioni di pulizia delle attrezzature e dei locali della sala mungitura e depositati presso un piazzale dell’azienda agricola zootecnica “Fattoria del Calore srls” con sede in Serre (SA), di cui il ROMAGNUOLO Gaetano è legale rappresentante.
Nonostante ciò, Antonio Romagnuolo, figlio di Gaetano e promotore del sodalizio, non ha assolutamente interrotto l’attività criminosa, ma si è addirittura ingegnato per individuare nuovi siti di discarica unitamente agli altri indagati, spingendosi a commentare insieme al padre, risentiti per i controlli delle forze dell’ordine, come i carabinieri fossero “al servizio di uno stato mafioso”.
L’operazione di oggi, che ha anche condotto al sequestro di tre aziende, rispettivamente ubicate in Sant’Egidio del Monte Albino (SA), Castellamare di Stabia (NA) e Scafati (SA), 6 autocarri, 1 mezzo agricolo ed 1 escavatore utilizzato per il tombamento dei rifiuti, oltre 25.000 mq. di terreni adibiti a discarica abusiva, nonché disvelato e quantificato un fatturato totale di circa un milione di euro, dimostra ancora una volta l’altissimo livello di attenzione che la Procura della Repubblica di Salerno e l’Arma dei Carabinieri riservano alla tutela dell’ambiente, del territorio, e, più in generale, della salute dell’uomo.
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