Matinella. Grande successo per la cena ebraica all’interno dell’Oratorio della Parrocchia di San Gennaro. FOTO

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    Si è tenuta ieri sera, riscuotendo un enorme successo di spiritualità e partecipazione, la cena ebraica all’interno dell’oratorio della parrocchia di San Gennaro a Matinella. La cerimonia della cena ebraica, tradizionale evento nel periodo pasquale, è stata tenuta dai due parroci delle parrocchie del Comune di Albanella, Don Carlo Ciocca e Don Eros Mastrogiovanni; Don Carlo nelle vesti di “padrone di casa” e Don Eros voce guida della cerimonia.

    Tante le persone che hanno aderito liberamente  all’invito dei due parroci mediante l’affissione del programma di Pasqua e durante le ricorrenti omelie domenicali, a partecipare alla cerimonia; un invito recepito da tutto il territorio, infatti erano oltre 100 i presenti provenienti dalle diverse frazioni del territorio e qualcuno proveniente anche dai comuni limitrofi.

    Divertente la caccia al tesoro organizzata per i tanti bambini presenti il cui tesoro è stato un panino, ben nascosto da Don Carlo Ciocca all’interno del plesso parrocchiale quale  simbolo del bene più importante e prezioso che ogni persona deve amare e condividere.

    Tanti sono gli elementi simbolici impiegati: le verdure o erbe amare per rappresentare l’amarezza della vita, una ciotola con premuta di limone per indicare le lacrime versate dagli Ebrei in Egitto, in cui vengono intinti sedano e prezzemolo, una ciotola con dentro il haroset, una sorta di impasto o marmellata di frutta e frutta secca (solitamente composta da mele, pere, frutta secca, datteri ecc) in ricordo della malta d’Egitto, utilizzata dagli schiavi israeliani per fabbricare i mattoni; un uovo posto ad indicare la speranza, l’eternità della vita, per la sua forma, e lutto, per la distruzione del Tempio e poi come ultima portata l’agnello, il cui sangue fu utilizzato per segnare le porte delle abitazioni per evitare l’arrivo del diavolo. Questi ingredienti simbolici presenti ed un cestino contenente pani azzimi.

    L’azzimo, conosciuto come “pane dell’afflizione”, è simbolo di servitù, è il pane del povero, segno della partenza improvvisa e frettolosa degli Israeliani dal paese d’Egitto. Le pietanze si sono alternate a meditazioni talmudiche, canti e letture bibliche,  introdotte dalla domanda rituale sul senso della celebrazione, posta dai bambini e dagli adulti al “padrone di casa” a cui vi era la relativa risposta.

    Dopo che gli adulti hanno bevuto la quarta coppa di vino, l’ultima prevista dal rituale la celebrazione si è conclusa, poi,  con canti tradizionali che ricordano la potenza di Dio e la comune fede.

    Entusiasti i commensali per il valore spirituale trasmetto dai due parroci durante la cerimonia.

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