Poste Italiane, dipendenti sul piede di guerra: sciopero generale il 4 Novembre contro la privatizzazione

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    Scenderanno in piazza a Roma e in diverse città italiane a manifestare i lavoratori di Poste Italiane

    Indetto per venerdì 4 novembre uno sciopero generale della più grande azienda di servizi dello Stato, un’agitazione clamorosa per la rilevanza e la massiccia movimentazione delle sigle sindacali, unite in quella che hanno definito “una battaglia per scongiurare la svendita di un patrimonio dello Stato”.

    Alla base dell’agitazione, infatti, la decisione del Governo Renzi di privatizzare definitivamente l’azienda, quotando in Borsa un ulteriore 30% della società di viale Europa dopo aver ceduto a Cassa Depositi e Prestiti il rimanente 35% del capitale, realizzando così la definitiva fuoriuscita dello Stato dall’azionariato di Poste.

    A nulla sono valse le rassicurazioni del Governo circa il fatto che non sarà operato alcuno smembramento del gruppo (con conseguenti perdite occupazionali) e che lo Stato continuerà a controllare, anche se indirettamente, l’Azienda tramite la controllata Cassa Depositi e Prestiti. Rassicurazioni che non convincono sindacati e politica, che parlano di “doppio pacco del PD per lavoratori e cittadini” (M5S) e di “colpo di mano che servirà solo ed esclusivamente a fare cassa aprendo una fase di incertezza sul futuro dei servizi erogati ai cittadini e sul mantenimento dei livelli occupazionali” (Franco Bordo, SI).

    Ancora più tranchant il segretario di SLC CGIL Massimo Cestaro: “Le ragioni sono sempre le stesse: vendere i ” gioielli di famiglia” per fare cassa senza alcuna idea di futuro impoverendo la più grande azienda italiana di reti e servizi. La logica del “prendi i soldi e scappa” è la medesima che ha ucciso la STET, che era fino a pochi anni fa il quinto gestore di telefonia al mondo. Quel che è rimasto di quel grande gruppo industriale è sotto gli occhi di tutti”.

    “Pensiamo che sia ora di fare una seria considerazione sulla bontà delle privatizzazioni per valutare se al sistema Paese convengano queste operazioni. Eppure l’esito delle privatizzazioni fatte nel passato dovrebbe far riflettere”, si legge in un comunicato CISL SLP.

    Ma non è solo il progetto di cessione a finire tra gli obiettivi della protesta. I sindacati rivendicano investimenti e il miglioramento dei servizi alla clientela, colpiti, secondo le organizzazioni dei lavoratori, da problemi che si trascinano da tempo e da alcune recenti scelte del management “postale” voluto da Renzi nel 2014, come la consegna della posta a giorni alterni e la chiusura di molti uffici di periferia che tante polemiche ha suscitato tra comunità, politici e associazioni di consumatori.

    Oggetto di radicali restyling a cavallo degli anni ’90 e 2000 (oggi l’Azienda è attiva anche nel ramo assicurativo, dei trasporti e della telefonia), Poste Italiane – fino agli anni ‘90 un “carrozzone di Stato” costantemente in perdita – da oltre 10 anni ha invertito la rotta, presentando floridi bilanci con ricavi da capogiro (oltre 5 miliardi di utili negli ultimi anni) e consentendo ogni anno allo Stato di incassare centinaia di milioni di euro di dividendi. Risultati che hanno permesso alla società di entrare nel ristretto novero delle migliori aziende al mondo secondo la rivista americana Fortune e di diventare il quarto operatore postale mondiale. Ed è proprio alla luce di questi dati confortanti che i sindacati ritengono immotivata la decisione del Governo di far cassa cedendo una delle più redditizie aziende dello Stato, di fatto consegnando una gallina dalle uova d’oro al mercato privato.

    Già nell’ottobre del 2015 il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva collocato a Piazza Affari una parte delle azioni detenute, mantenendo tuttavia il controllo dell’imponente colosso di delivery. Ora la decisione, solo momentaneamente rinviata al 2017, di cedere anche la rimanente quota di controllo in possesso del MEF. Il timore, paventato da più parti, è che anche Poste Italiane finisca in mani straniere, come già successo per gran parte dello stock azionistico messo sul mercato nell’ottobre 2015 e accaparrato da fondi e investitori stranieri.

    Lo sciopero generale riguarderà tutto il personale dipendente sul territorio nazionale e per l’intera giornata del 4 novembre prossimo. In conformità alla vigente normativa in materia di scioperi, l’Azienda fa sapere che sarà comunque garantita l’erogazione dei servizi essenziali presso determinati Uffici Postali del territorio.

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