Associazione Agricoltura Progresso: Caino e Abele!

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    Allora il Signore disse a Caino: «Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra.»

    Inutile chiedersi chi sia Abele, chi Caino in quanto nel nostro immaginario rappresentano il bene e il male, uno il carnefice, l’altro il martire. Entrambi vivevano di agricoltura uno pastore, l’altro agricoltore.

    Occorre invece interrogarsi sulla sopravvivenza del comparto agricolo, su chi ieri, oggi e anche domani deciderà sul ruolo che l’agricoltura deve assolvere per la pace nel mondo, per il benessere di tutti e per distribuire ricchezza e salute all’intera umanità.

    Si l’agricoltura, come fattore di sviluppo economico e sociale per favorire processi di integrazione all’indirizzo della pace e contro la povertà nel mondo.

    Molto spesso, assistiamo a proteste del mondo agricolo a, volte spontanee, a volte col vessillo delle organizzazioni professionali agricole, che lamentano l’abbandono di politiche a loro sostegno, denunciano l’importazione di prodotti agricoli provenienti da altre parti del mondo concorrenziali alle nostre produzioni e  si battono per la tutela del territorio e la difesa del suolo agricolo.

    Purtroppo, sono in tanti a bere il sangue degli agricoltori e a rendere fuggiasco e ramingo il nostro made in Italy, infatti  vero è: che un pacco di pasta su tre contiene grano prodotto all’estero, che il cinquanta percento del pane venduto in Italia è prodotto con grano straniero, che solo una famiglia su tre mangia carne bovina Italiana, che importiamo l’ottanta percento dell’olio d’oliva imbottigliato in Italia, che importiamo per oltre il settanta percento dei prodotti lattiero caseari e infine che il nostro approvvigionamento per quanto riguarda la carne suina e salumi è di ben oltre il settanta percento, ma tutto ciò va interpretato e letto con intelligenza, senza demagogismi, furbizie e interessi di parte tralasciando sceneggiate carnevalesche.

    E’ stupido pensare che solo l’obbligo di una etichetta possa difendere le nostre produzioni.

    Un solo esempio per tutti, con l’entrata in vigore del  Regolamento (CE) n. 1760/2000, sull’obbligo della tracciabilità delle carni bovine, non solo non abbiamo registrato nessuna riduzione delle importazioni di carne estera, ma non abbiamo impedito alle famiglie Italiane di mangiare carne con  ormoni e con estrogeni, così dicasi per il latte dove in etichetta è sempre riportata la dicitura “latte Italiano” e ciò non esonera le famiglie Italiane a bere latte estero e ciò perché non riusciamo a soddisfare il nostro fabbisogno nazionale.

    All’orizzonte presto vedremo altri prodotti pregiarsi di obblighi sulla indicazione dell’origine, come l’ortofrutta, pesce fresco, miele, uova e molti altri, è lecito chiedersi:

    –          Ciò sarà sufficiente a ridurre le importazioni estere?

    –          Ciò sosterrà le nostre produzioni?

    –          Ciò riconoscerà il diritto a mangiare sano e sicuro?

    –          Ciò aiuterà le nostre esportazioni?

    Occorre porre fine alle sceneggiate, alle farse e riconquistare ragionevolezza per ridare centralità all’agricoltura del terzo millennio.

    Eliminare ogni forma            di contraddizione per difendere la nostra agricoltura e il nostro agroalimentare, non si possono capeggiare proteste legittime per chi invoca sostegni a difesa del proprio reddito e sedere a tavoli di trattativa dove vengono calpestati tali diritti, non si può dare l’adesione a progetti sull’utilizzo delle biomasse e poi esprimere contrarietà alla centrale a biomassa nel Comune di Capaccio.

    Non si può applicare la regola del silenzio assenso sul commercio internazionale, che mette i diritti umani e civili in secondo piano rispetto agli interessi delle grandi multinazionali e di gruppi finanziari, occorre invece scommettere sui territori, su di una agricoltura sostenibile e sempre più localizzata, poiché il solo marchio del made in Italy, non è una certificazione di qualità.

    Chi è Caino, chi è Abele?

    Il Presidente Daniele Petrone

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