Maxi operazione anti inquinamento da parte della Capitaneria di Porto. Rinvenuta un’area pari a 53 campi di calcio dove venivano illecitamente abbandonati o smaltiti i rifiuti, è stata scoperta nel Salernitano dalla Capitaneria di Porto. Sotto torchi circa una decina di aziende agricole e zootecniche nelle vicinanze dei fiumi Sele e Calore, nei territori compresi fra i Comuni di Eboli, Capaccio ed Albanella.
Sono stati denunciati i titolari di sei allevamenti, quattro intere aziende sono state sequestrate, così come l’area utilizzata per lo smaltimento dei rifiuti di 400.000 mq compresa tra i tre comuni.
Una azienda, nell’albanellese, aveva persino posizionato il proprio allevamento in vari paddock su più terrazzamenti a ridosso di un rilievo collinare; qui tutti i reflui zootecnici tracimavano dai vari terrazzamenti fino a defluire a valle, dove venivano raccolti in grandi buche ricavate direttamente nel terreno e senza alcuna protezione. Da queste fosse, poi, i rifiuti zootecnici fuoriscivano e confluivano direttamente nel torrente “La Cosa”, affluente del fiume Calore.
Un’altra azienda, invece, oltre a smaltire illecitamente i propri reflui in canali affluenti del fiume Sele, aveva una sala mungitura invasa da sporcizia e con presenza di topi.
I rischi ambientali derivanti da una siffatta mortificazione delle risorse naturali sono molteplici, e vanno dalla compromissione delle risorse agricole (attraverso l’abbandono di imponenti quantità di effluenti zootecnici sul suolo, che altera la sua naturale composizione e – in particolare – i parametri dell’azoto, oltrechè la compromissione delle falde acquifere in profondità) e delle risorse naturalistiche (mediante l’immissione dei reflui industriali in canali direttamente collegati ai fiumi), il tutto anche in aree sottoposte a vincolo paesaggistico.
I titolari delle aziende che sono stati denunciati dovranno rispondere di reati che vanno dallo smaltimento abusivo di rifiuti speciali, all’effettuazione di scarichi abusivi di acque reflue, alla modifica dello stato dei luoghi sottoposti a vincolo paesaggistico, nonché ad altri reati specifici, rischiando – nei casi più gravi – la reclusione fino a sei anni e la multa fino a centomila euro.
fonte: Internet
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