Si allarga a macchia d’olio lo scandalo che in questi giorni ha investito il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Ricatti, scambio di favori, posti di lavoro decisi a tavolini, questo il retroscena del post elezioni, quel post elezioni che doveva garantire la seduta salda sulla poltrona di presidente all’ex Sindaco di Salerno.
Emergono retroscena inquietanti dalle ultime intercettazioni pubblicate in un articolo su La Città di Salerno.
Al telefono con lo staff del governatore, Guglielmo Manna – marito del giudice Anna Scognamiglio – spiegava la sua minaccia: «Che io non faccio il direttore generale e va bene, però tu non farai il presidente della Giunta regionale». Perché il marito della giudice ( relatrice della sentenza che il 22 luglio scorso consentì a Vincenzo De Luca di non essere sospeso dalla carica di presidente della Regione in base alla legge Severino ) era informato in tempo reale dei passaggi giudiziari. Le carte dell’inchiesta avviata dalla Procura di Roma svelano che cosa è accaduto la scorsa estate, proprio nei giorni del verdetto.
«Io perdo 5 lui 100»
Il 20 agosto Manna incontra l’avvocato Gianfranco Brancaccio, uno dei due uomini che devono fare da «intermediari» per arrivare allo staff del governatore «e lo informa di un ulteriore strumento nelle loro mani da utilizzare per raggiungere il loro scopo e cioè la nomina di Manna in ambito sanitario. Precisava infatti, riferendosi a un ricorso presentato al tribunale che la Di Clemente «ha fatto in modo di gestire le carte in modo che ad Anna tocca praticamente il ricorso abbinato al Dcpm come relatore e praticamente Anna già adesso, la settimana prossima, deve fissare l’udienza sul giudizio principale». Su questo dato Manna incalzava affermando che al primo step, alludendo alla decisione del 17 luglio, aveva fatto quel che avevano chiesto loro senza ottenere, fino a quel momento, alcuna controprestazione e che adesso, con questa seconda occasione, voleva risposte certe, altrimenti lui non avrebbe fatto il direttore generale, ma Vincenzo De Luca non avrebbe fatto il presidente della Regione Campania. Testualmente affermava: «Che io non faccio il direttore generale e va bene, però tu non farai il presidente della Giunta regionale mi pare che il discorso è un poco… se io perdo, io perdo 5, tu perdi 100».
Tutto secondo copione
Quando la sentenza diventa pubblica l’altro «intermediario» Giorgio Poziello fa alcune telefonate per commentare quello che è accaduto in tribunale. La prima all’amico Eliano Angrisani. Che esordisce dicendo «Tutto a posto, un paio d’ore fa l’ho letto». E Poziello aggiunge: «Tutto come avevamo detto!». Il secondo interlocutore, che usa un telefono intestato a Virgilio Barbati, non è stato ancora identificato con certezza dalla polizia. Ma dal tenore del colloquio si capisce che è a conoscenza della situazione.
Barbati: «Come è andata?».
Poziello : «Missione compiuta».
Barbati : «Ah, quindi è uscita?».
Poziello : «Siiì, come quello che ti ho detto ieri sera».
Barbati : «Quindi ce l’ha fatta».
Poziello : «Quello che ti ho detto ieri sera è uscito… è stata mantenuta la promessa».
Barbati : «Solo che mo’ loro mantengono le loro? Incrociamo le dita».
Poziello : «Loro devono mantenere per forza la loro».
Subito dopo Poziello fa ancora una telefonata, stavolta chiama Carmine Carignani e gli dice: «Ti ricordi quando io ti parlai di Guglielmo, la moglie di Guglielmo? Tutto a posto, hai visto?».
In estate
Il 2 agosto gli inquirenti registrano una conversazione telefonica tra Guglielmo Manna e sua sorella, si chiama Anna come la moglie. Anche lei è chiaramente a conoscenza della possibilità che il fratello assuma a breve un nuovo incarico. La donna è in vacanza. Lui le dice di essere stato convocato in Regione per il giorno successivo alle 15, e si capisce chiaramente che conta di avere subito la nomina. La sorella gli chiede quindi che cosa si aspetti, quale Asl. E lui le spiega di non aver chiesto Napoli: «Ho chiesto fuori Napoli, tipo Caserta, tipo Avellino, Benevento… Vorrei scansare la camorra». La Procura di Roma ieri ha negato il tenore della telefonata diretta tra la giudice e il marito subito dopo la sentenza. Agli atti sono numerose le conversazioni tra i due. Il 3 agosto Manna chiama la moglie Anna Scognamiglio: «Alle 15 devo stare là», senza precisare dove. Ma la donna non chiede spiegazioni, quindi si capisce che è già a conoscenza della destinazione. Lui: «Abbiamo fatto quest’incontro… non sappiamo se farà qualcosa questa settimana o se sposta all’ultima di agosto». Al telefono anche la figlia Alessia gli chiede: «Come è andata? È andata bene? E lui risponde: «Sì, tutto a posto».
Le nomine
Il 6 agosto viene intercettata una telefonata tra il presidente De Luca e il suo consigliere per la sanità Enrico Coscioni, su un’utenza dell’assessorato che è sotto controllo. I due parlano di nomine nelle Asl previste per l’indomani.
Coscioni: «Domani non facciamo niente? Ma Salerno facciamo?».
De Luca: «Facciamo solo Salerno, voglio fare solo Salerno domani… per ragioni simboliche oltre che funzionali, perché se no ci sputano in faccia».
Il primo settembre Brancaccio telefona a Manna per dirgli che ha urgente bisogno del suo curriculum.
Brancaccio: «Willy senti io avrei bisogno del tuo curriculum però con grossa urgenza, tu ce l’hai sul computer di casa o in ufficio»?
Manna: «Sì anche sul computer di casa, ce l’ho anche su quello di Anna (Scognamiglio, la moglie, ndr ), aspetta te lo posso mandare anche subito».
La mail
Gli inquirenti annotano che il curriculum doveva essere inviato all’indirizzo di posta elettronica di Vetrano che era stato in Regione, dove aveva incontrato «con certezza Carmelo Mastursi», pochi minuti prima della telefonata tra Brancaccio e Manna. La telefonata tra i due si interrompe. Ma poco dopo c’è un nuovo contatto.
Brancaccio: «Bello, hai mandato?».
Manna: «Mandato, perché tenevo quello là che avevo fatto la domanda per direttore generale, gli ho mandato direttamente quello».
Brancaccio: «Perfetto».
Manna: «Se lo vuoi telefonare… gli dici gliel’ho mandato con la posta di Anna».
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