Capaccio. «Così gli strozzini mi hanno rovinato». Imprenditore denuncia aguzzini, uno di Albanella

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    Il debito iniziale era di 6mila euro, garantito da un assegno consegnato nelle mani del creditore, poi se n’erano aggiunti altri e alla fine un imprenditore di Capaccio ha finito per pagare ogni mese 1.300 euro solo di interessi, a un tasso che secondo l’accusa superava di molto la soglia di usura. La vittima, un allevatore zootecnico, ha testimoniato ieri davanti ai giudici della seconda sezione penale, ricostruendo la sequenza dei pagamenti.

    Sul banco degli imputati c’è un 85enne di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Di Donato, accusato di aver messo sotto “strozzo” imprenditori della Piana del Sele, del Cilento e di Vietri sul Mare, servendosi come esattori di Giuseppe Vitulano di Vietri e Anella Tangredi di Vallo della Lucania.

    Con loro sono imputati, per il reato di tentata estorsione, anche Maria Pia Lettieri di Albanella e Pasquale Liguori di Giungano. A loro è attribuito un episodio avvenuto nel 2006 a Capaccio, quando avrebbero minacciato uno dei debitori per convincerlo a saldare i conti. Sarebbe stato D’Amato a mandarli.

    «Se Vincenzo si impunta ti viene a incendiare tutto» una delle minacce riferite dall’imprenditore. E ancora: «Togliti il debito di don Vincenzo, ché quello ti fa un buco in capa». La vittima non pagò solo perché non aveva i soldi, ma poi i carabinieri acquisirono la sua denuncia e quella di altre vittime, facendo partire l’inchiesta.

    Gli episodi di usura si sarebbero susseguiti dal 2000 fino al dicembre del 2007, poi le indagini stroncarono il fenomeno e, nel febbraio del 2011, fu disposto il rinvio a giudizio. Ora il Tribunale sta ascoltando le testimonianze delle vittime (assistite tra gli altri dall’avvocato Marco Martello) per arrivare nei prossimi mesi alla sentenza.

    fonte:LaCittà

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