Riceviamo e fedelmente pubblichiamo
Se io avessi le rime aspre e chiocce,come si converebbe,io premerei di mio concetto il suco e più pienamente,chè non è impresa da pigliare a gabbo!(Dante,Inf.XXXII)
Questi i fatti:
Il Comune di Capaccio con Delibera di Giunta n.316 del 26.10.2012,ha proposto al consiglio comunale di Capaccio (che ha approvato!) di autorizzare il sindaco a presentare istanza al Consiglio Regionale della Campania (che ha già approvato!)per dar “avvio all’iter procedurale per cambiare la denominazione comunale dall’attuale Comune di Capaccio” ad “una nuova denominazione” nella quale sarà contenuto il nome di Paestum” e quindi in “CapaccioPaestum”.
Io non conosco le argomentazioni che hanno portato la Giunta ed il Consiglio Comunale di Capaccio ad adottare la delibera in oggetto ma io,prima come cittadino della “chora pestana” poi come cittadino del mondo,cui l’UNESCO ha affidato il compito di difendere il nome e la storia di Paestum,io,io dissento e dissentendo dichiaro pubblicamente tutta la mia contrarietà per un’operazione che,coinvolgendo un “Patrimonio dell’Umanità”,mi appare non solo poco lungimirante ma assolutamente chiusa nell’orizzonte di un asfittico recinto “campanilista”.
Paestum e la sua storia appartiene a tutti e nessuno comune,provincia o regione poco attenta può cambiare o mortificare il nome di Paestum. Non saranno le vecchie “perimetrazioni” comunali postunitare a cambiare il nome di una città che ci appartiene invece per “diritto di filiazione” ed a cui tutti noi della “chora” guardiamo,riverenti, con amore di figli! Non saranno le leggi “ingiuste” a cambiare il nome alla nostra cara madre comune!
I nomi non sono,come qualche lontano filosofo medioevale riteneva,dei “puri accidenti” da usare “egoisticamente” alla bisogna,ma sono la sintesi solenne e gloriosa in cui la storia ha raccolto il suo,il nostro di cammino. Un cammino lungo fatto di dolore,di lotta,di morte,in cui abbiamo visto tante donne e tanti uomini morire con il “nome” del proprio paese sulla bocca e nessuno,nessuno,per quanto legittimato può cambiarli!
I nomi,i toponimi che la storia ci ha consegnato,io dichiaro che sono solo semplicemente intoccabili. Intoccabili come intoccabile è la vita di un bambino appena nato cui l’umanità assegna diritti assolutamente inviolabili ed inalienabili!
Non “moltiplicando vanamente i nomi più del necessario”noi risolveremo i nostri problemi!
Non si cambia il destino di una città o di un popolo sostenendo che nella rete globale un nome in più può alzare il proprio “coefficiente di penetrazione” e quindi il proprio “richiamo” di mercato. Io credo invece che il mondo più che un nome in più per entrare nella rete,ci chiederà un “motivo”,un motivo in più per rimanere nella nostra città!
I “matrimoni di interesse” non hanno mai dato buoni frutti e la storia con noi è stata generosa. Ci ha regalato infatti un grande tesoro,non barattiamolo con lo “squallido commercio” del nostro grasso benessere ma impariamo a guardare alto oltre e sempre al di là del mercato e il tempo,sono sicuro,ci darà ragione. Non obblighiamo il comune di Capaccio a cambiare nome,non “azzoppiamo” con un “ibridismo toponomastico” per di più bruttissimo,l’antico nome di Capaccio,non imponiamo,vi prego, alla nobile città di Capaccio il peso di una stampella!
Non cambieremo l’economia di questa nostra terra cambiando i nomi o inventandoci nel chiuso del nostro campanile “scorciatoie” che non ci porteranno da nessuna parte se non in vicoli ciechi!
La nostra terra ha bisogno di volare alto e soprattutto in sinergia d’intenti!
Non scaleremo la crisi da soli né sconfiggeremo mai un mercato globale che diventando sempre più aggressivo ed autoreferenziale sta ciecamente distruggendo le nostre risorse più preziose.
Non con il nome di Paestum offerto in sacrificio al potente dio del “danaro” cambieremo il futuro di questa nostra bellissima terra ma quanto piuttosto con l’amore,con l’amore paziente ed operoso che legandosi alla quotidiana fatica della vita con una visione alta e lungimirante della politica,non guarda alle prossime elezioni ma al bene supremo delle prossime generazioni!
Resti Capaccio dunque Capaccio con suo antico nome e resti Paestum per sempre e noi futuri viaggiatori assetati di bellezza verremo e verremo in tanti così numerosi,che non basteranno i mille e mille alberghi ad ospitarci,tanto potente sarà il richiamo del profumo delle tante rose “damascene” che avremo imparato a piantare e a coltivare. E non ci basterà la buia notte “hegeliana” a soddisfare il nostro desiderio di bellezza chè noi vorremo viaggiare e viaggiando non ci basterà più né un’ora né un giorno per celebrare il dorato borgo antico di Giungano,dove tra le gole del Tremonti risuona ancora alto il grido di libertà di Spartaco o la panoramica Trentinara che nell’antica festa del pane sembra,orgogliosamente,aver ritrovato il vanto delle sue profonde radici contadine o la nobile e antica città di Capaccio che ancora ricca dei suoi tanti palazzi gentilizi ci racconta ancora una storia ancora troppo silenziosa. O la diruta città di Capaccio Vecchio,sede una volta di vescovi,re e imperatori e che avvolta dall’antico silenzio del tempo ancora ci pone domande. Come il suo superbo castello solitario di Federico II che battuto ancora dal perenne lamento di chi,con le armi provò a tradire,ci racconta ancora oggi “di che lagrime grondi e di che sangue” la eterna lotta per il potere. O l’austero Santuario della Madonna del Granato che offrendo un riparo alla nostra provata sete di mistero,ci racconta della sacralità di un luogo in cui un tempo l’Apostolo Matteo tenne e custodì il suo corpo.
E non basterà fermarsi a riposare o a pregare perché ad altro viaggio ancora ci attende e ci chiama la “chora” che risalendo ad oriente l’aspra bellezza del nostro cammino ci porterà fino alla fiera e solitaria città di Roccadaspide,dove la possente guardia del suo antico castello ancora ci ammonisce all’inganno sottile del nostro effimero presente e che noi volentieri raccogliamo a misura del nostro viaggio. Un viaggio di giorni e di notti che ripiegando ora verso la fertile valle che ancora ci sostiene,ci annuncia che avanza nostalgicamente la via del ritorno,sulla quale la nascosta bellezza della “libertaria” Albanella,colei che ancora custodisce,nel suo stemma municipale,il vanto e la gloria della sorella Capaccio e della grande madre Paestum. E infine la valorosa Altavilla,colei dall’alto del suo imperioso sguardo sembra ancora,come una volta tanto tempo fa,badare alla valle. E poi alla fine del nostro lungo viaggio seguire dolcemente il lento scorrere solenne del nostro verde fiume “Silaro” fino al mare Tirreno,dove,nelle notti di luna piena,si può ancora ascoltare la voce “narrante” di Giasone e dei suoi cento compagni,che,alla ricerca del Vello d’Oro,vennero e portando la Grecia nel cuore,si fermarono sulla nostra terra e costruendo un tempio,ci resero ancora più grandi della stessa madrepatria e fummo per tutto il mondo la Magna Grecia!
Una terra la nostra “chora” che pur ricca ancora giace inesplorata e nascosta al mondo e che io mi auguro,anche per questo mio “visionario”(ma quanto visionario!)viaggio d’amore,possa ritrovare la fiducia in se stessa e soprattutto nella sua gloriosa storia,conservando,così come i nostri padri hanno fatto con noi,anche noi ai nostri figli,il glorioso nome di Paestum e il nobile nome di Capaccio !
Gaetano Ricco
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