Matinella. La piccola piazzetta antistante la chiesa di San Gennaro a Matinella, non è stata sufficiente a contenere la folla di amici parenti e conoscenti accorsi ieri pomeriggio alle ore 17.00 per dare l’ultimo saluto all’ennesima vittima della crisi, Nicola Carrano (foto in basso).
Nicola Carrano 62enne albanellese, morto suicida giovedì scorso impiccandosi all’interno della soffitta di casa sua, è stato un esempio per tante persone, mai un giorno goliardico davanti ad un bar, mai un comportamento esoso ma solo lavoro lavoro e tanto amore per la sua famiglia. In tanti anni di lavoro presso un’azienda di calcestruzzi (fallita per una mala gestione) Nicola, non era mai rientrato a casa con il broncio ma sempre sorridente per abbracciare i sui figli e l’amata moglie.
«Scusatemi tutti del gesto che sto per fare scrive» Nicola scrive nel primo capoverso della lettera lasciata ai suoi cari, una lettera scritta con immensa lucidità di un uomo conscio del gesto che di li a qualche minuto andrà a compiere. L’amore che quotidianemte riceveva dalla moglie, dai figli e dai nipoti, non è servito a colmare quel senso di insoddisfazione della sua vita senza lavoro
«Quando non hai il lavoro perdi tutto, specialmente quando hai degli acciacchi che non ti permettono di fare determinati lavori» si legge, ancora, all’interno della lettera, che suona come una denuncia
nei confronti di chi poteva e non ha fatto nulla; a complicare le cose un’intervento chirurgico, di circa un anno fa, alla schiena che lo condizionava ancora oggi.
Nonostante questo suo stato psicologico, però, l’orgoglio di Nicola non ha mai fatto si che chiedesse aiuto ne alla famiglia ne quanti potevano aiutarlo, «Mio padre è morto per DIGNITA’, questa è l’unica verità – dirà il figlio Vito ai microfoni del TGCom.»
Ed è proprio così, per dignità Nicola lascia la gioia di una fmaiglia unita, infatti le ultime righe della lettera sono per loro « Silvana tu cerca di andare avanti, un abbraccio a tutti i miei figli, cercate di intestare la casa a Vito. Vi raccomando, non pensate a me, come và và. Fate solo una preghiera per me. Un saluto a tutti i miei nipoti anche al piccolo che deve arrivare, un abbraccio a mia sorella. Addio a tutti, Nicola. »
Sulle note dell’Ave Maria di Schubert la salma di Nicola Carrano è uscita dalla chiesa di San Gennaro mentre un lungo applauso lo salutava per l’ultima volta. Sul sagrato della chiesa si sono visti solo il sindaco di Albanella, Giuseppe Capezzuto, il vicesindaco, Vito Capozzoli, il sindaco di Altavilla Silentina, Antonio Marra e pochi politici locali, ma nessun rappresentate dello Stato Centrale.
A presenziare l’omelia, il cappellano militare di Persano, don Angelo Tabasco, il quale ha sferzato i fedeli presenti in chiesa: «Dobbiamo essere una comunità più attenta ai problemi della gente. Quando una persona vive situazioni particolari come Nicola, dobbiamo reagire, dobbiamo aiutarla». Don Tabasco ha invitato i parrocchiani a leggere i segnali di disperazione: «Nicola Carrano è una delle tante vittime di questa terribile crisi economica. Non avere più un lavoro è un’esperienza terribile che può provocare gesti inconsulti. Il lavoro dà senso alla nostra vita, senza un’occupazione non c’è prospettiva. La morte di Nicola non è colpa vostra – rivolgendosi ai familiari – nessuno di voi poteva fermare la mano del vostro congiunto prevedendo la sua drammatica decisione».
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