Secondo le accuse chiese mazzette ad un funzionario pubblico
Capaccio. Oltre venti capi d’imputazione, oltre venti vittime nel mirino di Marta Santoro e del marito Antonio Petillo. Si va verso il giudizio immediato per i due ex comandanti del Corpo Forestale dello Stato arrestati per concussione. Dopo gli interrogatori dei giorni scorsi, la Procura accelera i tempi per portare i due dinanzi ai giudici e prepara il lungo elenco di imputazioni che nel corso di pochissimi mesi sono stati raccolti dai carabinieri del Comando provinciale di Salerno, coordinati dal sostituto procuratore Maurizio Cardea.
Nel mirino di Marta Santoro, oltre a numerosi imprenditori, negozianti e albergatori, è finito anche un funzionario pubblico incappato in un abuso edilizio. Anche a questi, la Santoro avrebbe chiesto una mazzetta, proponendogli di aggiustare la situazione. Ma questa volta il maresciallo aveva chiesto una cifra importante, circa 20mila euro. Anche questo episodio figura tra i capi di imputazione contestati all’ex comandante di ferro, che aveva fatto della notorietà sui media locali uno dei suoi vanti.
Solo che dietro quei numerosi sequestri che effettuava, sfruttando anche i riflettori delle telecamere, c’era un secondo scopo. Almeno questo sostiene la Procura di Salerno che ha prima ottenuto il suo arresto e poi le ha contestato una serie di episodi, tra i quali anche il peculato per essersi appropriata dei buoni benzina messi a disposizione dal Corpo Forestale per le auto di servizio. Per evitare che le auto restassero bloccate dalla mancanza di carburante, sopperiva con la benzina agricola. Ambientalista convinta nei confronti dei trasgressori, aggirava tranquillamente le leggi anche nella gestione quotidiana della sua stazione di riferimento.
E’ crollata nell’ultimo interrogatorio sotto le domande e le prove inconfutabili della Procura, in particolare su due episodi: quello che riguarda una famosissimo complesso albeghiero di Capaccio, e quello nei confronti di un noto imprenditore cilentano. Su questi non ha saputo opporre difesa. A denunciarla numerose vittime, che hanno raccontato episodi di piccolissimo conto – richieste di poche migliaia di euro – ma anche richieste di mazzette per 40mila euro. Un sistema che probabilmente durava da anni e che era stato in passato anche denunciato ma che fino a qualche mese fa nona veva avuto nessun seguito giudiziario.
Ora per i due ex comandanti, Marta Santoro in carcere, Antonio Petillo ai domiciliari, si profila il giudizio immediato.
Fonte: (Rosaria Federico, da Metropolis 23/11/2012)
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