Un’accorato je accuse. Questo è stato l’intervento di quasi 2 ore del Consigliere Renato Iosca nel Consiglio Comunale di lunedì 16 luglio 2012, convocato per contestargli l’incompatibilità a ricoprire la carica di consigliere comunale a causa di una lite pendente con il Comune (un ricorso al Tar del dottore per l’impugnazione di un’ordinanza di abbattimento e ripristino per irregolarità edilizie). Un lunghissimo discorso, che ha rapito l’attenzione di consiglieri e pubblico dalla prima all’ultima parola. D’altronde tutti volevano sapere. “Si dimetterà?”, “Rinuncerà al ricorso al Tar contro il Comune?”, le domande che si potevano leggere negli occhi di un centinaio di persone negli attimi immediatamente precedenti l’inizio del Consiglio: gli sguardi rimbalzavano curiosi sul volto di “Renato”, quasi a volere cogliere un gesto, scorgere un cenno, un sorriso che anticipasse le intenzioni che il dottore di lì a poco avrebbe esternato. Iosca era impassibile, tra i banchi dell’opposizione, sguardo rivolto in basso su un foglio tra le mani, ultimo ad entrare nell’aula consiliare con il pubblico che lo accoglieva silenziandosi al suo passaggio tra la folla.
Renato Iosca ha parlato, e molto. Ha accusato, raffigurando una trama, andando a volte palesemente “fuori dal tema della serata” nell’attimo in cui è entrato nello specifico dell’abuso edilizio accertato e contestatogli in verità dall’Ufficio Tecnico, non dal Consiglio Comunale (che non aveva alcuna competenza a giudicare quell’argomento). Iosca per alcuni tratti è sembrato un treno che deraglia da quei binari che correvano diritti verso “la sua decisione” (rimuovere la causa d’incompatibilità rinunciando al ricorso al Tar o continuare il contenzioso accettando l’esclusione dal Consiglio Comunale), binari piazzati lì da una legge precisa (il Testo Unico sugli Enti Locali) che vieta liti pendenti con l’ente di cui si è rappresentanti in nome e per conto del popolo.
Ma il dottore voleva difendersi. E il deragliamento dall’o.d.g. del Consiglio Comunale era voluto e controllato: si vedeva e si sentiva, dai gesti e dal tono della voce, che Iosca aveva il desiderio di “chiarire”, di togliersi di dosso, al cospetto del popolo albanellese, il disagio della grave accusa, una delle peggiori per un politico: aver commesso irregolarità nell’uso del proprio territorio!
Un “complotto“. Una trama tessuta fin dall’inizio per creare artificiosamente «le condizioni per poi fondare la sussistenza di una incompatibilità con l’esercizio delle funzioni di consigliere comunale», una macchinazione ordita, secondo il dottore, con l’intenzione di «creare artatamente le condizioni per eliminare dal consiglio comunale le voci dell’opposizione».
Questa l’accusa di Renato Iosca. Un’accusa forte, che sarà difficile da comprovare, ma che l’ex primo cittadino non lesina di portare avanti durante tutto il suo intervento: «È stato un duro lavoro, ben diviso tra ideatori, committenti ed esecutori volto a realizzare l’idea perfetta di chi non crede nella democrazia» e vuole agire «senza controllo, avere le mani libere, cacciare ogni genere di voce contraria», trasformando l’amministrazione di una comunità «in un mero potere da spartire, un potere da amministrare con arroganza, con superbia, con calcolo». E poi un altro attacco: è un virus, quello del potere, che «infetta anche chi non è legittimato dal voto elettorale ma ritiene che l’esercizio di funzioni pubbliche sia una occasione imperdibile per tracimare dai limiti di terzietà ed imparzialità che lo Stato pretende dai propri funzionari».
Un “falso“, per il dottore (e non solo), la firma sotto l’esposto che ha dato origine all’intera vicenda e che denunciava la commissione di abusi edilizi nella ristrutturazione della sua fattoria (irregolarità poi accertate dagli uffici comunali in seguito al sopralluogo tecnico). L’autenticità della firma sotto quella denuncia, recapitata al Comune in data 21/12/2011 con la sottoscrizione del Presidente del Comitato Civico di Albanella, geom. Aldo Guarracino, è stata sconfessata dallo stesso geometra (titolare della ditta che ha lavorato nella fattoria del dottore), immediatamente corso a contestare la veridicità della sottoscrizione sia al Comune che alla caserma dei Carabinieri di Matinella, come racconta Iosca: «Questa storia prende le mosse da un grossolano falso», un falso che per il consigliere era stato ordito da coloro che «intendevano produrre artificiosamente una pretestuosa occasione per tentare di costringermi a ricorrere in sede giurisdizionale per difendermi da accuse sia pure palesemente infondate e produrre le condizioni per creare una incompatibilità con l’esercizio delle funzioni di consigliere comunale».
«Un bel giorno mi chiamano e mi avvertono che è arrivata una denuncia contro di me, dettagliatissima, inviata non solo al Comune, ma a 15 enti diversi: l’hanno mandata ai Carabinieri, alla sovrintendenza, al Comando provinciale CC di Agropoli, di Salerno, l’hanno mandata a tutti, manca solo il Papa e il Presidente della Repubblica», ironizza Iosca, che nella nota verbalizzata agli atti accuserà intenti persecutori «visto che tutto l’universo delle norme che regolano la vita di un’azienda è stato richiamato» nella denuncia, a sua opinione per “impressionare” gli enti cui era destinato l’esposto e, così, facilitare l’avvio rapido di tutti i successivi passi: «Mi verrebbe da chiedere che cosa accadrebbe se l’universo delle norme richiamato con elencazione apocalittica desse il destro ad analoghe azioni nei confronti di tutti gli imprenditori che hanno aziende come la mia». Il dottore adombra il sospetto che vi sia la mano di esperti dietro tutto: «Questa denuncia fatta con un criterio certosino, compilata sicuramente da grandi esperti della materia, recuperava rigo per rigo solo notizie che potevano essere prese o da me o dagli uffici comunali», una denuncia che definisce «dettagliatissima, con particelle, microparticelle, notizie, protocolli, domande, sulla quale hanno lavorato sicuramente tecnici e amministrativisti, perché solo tali esperti potevano mettere giù una denuncia così dettagliata. La denuncia era a nome di Aldo Guarracino, geometra, Presidente del Comitato Civico di Albanella». Pesanti le accuse su una possibile connivenza di abili mani nella trasposizione della firma bugiarda: «Il falso è consistito nell’accorto uso di una procedura di copia, taglia ed incolla della firma di una persona ignara, secondo un procedimento che potrebbe essere stato già sperimentato in precedenti occasioni» ha insinuato Iosca leggendo una nota poi verbalizzata. Ma prima ancora, parlando “a braccio”, era stato più esplicito adombrando la presenza di un “falsificatore”: «c’è qualcuno che ama divertirsi col computer, ama copiare le firme e traslarle e artatamente porle sotto denunce e lettere anonime».
«Appena depositata in comune questa denuncia – ha continuato Iosca – immediatamente, con una solerzia che fa spavento, dopo solo 9 protocolli – che sono nulla in un comune dove arrivano centinaia di lettere – il segretario comunale, all’epoca anche responsabile dell’Ufficio tecnico, invita l’ufficio tecnico a procedere a una urgente e immediata verifica. Urgente e immediata, come se fosse possibile che ci sia qualcosa di più urgente dell’immediatezza!».
Poi si entra nello specifico dell’abuso edilizio contestatogli, fondato, a suo dire, soprattutto sulla questione del rispetto delle distanze di alcuni manufatti dal fiume (la legge richiede 150mt di distanza): «Vengono i tecnici, fanno una verifica di quello che c’era e mettono in evidenza che le vasche del mais e dei foraggi non sono a 150 metri, così come pure i segmenti di una nuova struttura che sono stati costruiti, contestandomi pure le cucce dei cani». Iosca non sembra voler smentire alcune delle irregolarità palesatesi nel sopralluogo, ma va giù duro con un’altra accusa: «Quando l’ufficio tecnico vi contesta la distanza da un fiume, cioè quando vi contesta qualcosa che non è di competenza del Comune, ma è di competenza della Soprintendenza dei Beni Ambientali, se il cittadino chiede di poter ottenere il certificato paesaggistico, come ho fatto io immediatamente, il Comune è tenuto a trasmettere la richiesta del cittadino alla Soprintendenza, perché sia la Soprintendenza a decidere cosa fare», il riferimento è ad una eventuale autorizzazione paesaggistica in sanatoria cui il dr. Iosca riteneva potersi appellare al fine di scongiurare un’ordinanza di abbattimento: «l’amministrazione ha ritenuto la rituale richiesta di accertamento di compatibilità paesaggistica addirittura irricevibile». L’inammissibilità di tale richiesta, che pare sia stata presentata da Iosca dopo il sopralluogo dei tecnici comunali, risiederebbe nella circostanza che gli esiti del sopralluogo dell’Ufficio Tecnico avrebbero evidenziato la costruzione di superfici utili, come ha spiegato lo stesso Iosca: «ma queste conclusioni devono essere devolute alla soprintendenza e alla soprintendenza devono essere trasmessi gli atti» – ha obiettato infuriato, accusando il Comune di aver comunque «tagliato corto non dando corso all’inoltro degli atti alla sovrintendenza come sempre avviene e ponendo in essere senza alcun altro contraddittorio un ordine di abbattimento incredibile a dirsi che sostanzialmente colpisce una parte rilevante dell’azienda».
«Questa è una situazione che ti può distruggere economicamente: e l’intenzione è quella di distruggere Renato Iosca economicamente e politicamente» – ha gridato Iosca che infine ha chiosato: è per contrastare tali effetti che «sono stato costretto a fare ricorso al TAR».
Un arringa lunga, lunghissima, condita da molteplici je accuse che hanno coinvolto politici, uffici (cui, per doveroso ed innegabile diritto di replica, mettiamo a disposizione le pagine del nostro sito) e che hanno adombrato trame, macchinazioni e uomini nell’ombra.
A far da contraltare, la sintesi del sindaco Giuseppe Capezzuto (nella foto a destra) il cui tono, flemmatico, non ha tradito tensioni, pur se in un contesto reso infuocato dal “popolo di Renato” accorso in massa a sostenere il dottore in quello che sembrava essere l’ultimo giorno da consigliere comunale: «Io francamente mi auguravo che Iosca scegliesse di voler continuare a fare il consigliere comunale rimuovendo la causa d’incompatibilità e rinunciando al ricorso. Ce ne saremmo andati a casa tutti felici e contenti. Voglio ricordare quello che accadde nel ’95 quando immediatamente, al primo consiglio comunale, fu eccepita dall’opposizione l’incompatibilità dell’eletto sindaco Iosca, per una lite pendente con il Comune. All’epoca, intelligentemente, il consigliere Iosca rinunciò al contenzioso, rimuovendo l’incompatibilità», il riferimento è alla lite che negli anni precedenti alla sua elezione a sindaco Iosca aveva avviato contro il Comune di Albanella per il mancato pagamento di un esproprio, una causa d’incompatibilità che il dottore, una volta eletto sindaco, rimosse rinunciando al contenzioso. «Speravo che avrebbe fatto la stessa cosa oggi, rinunciando al contenzioso in essere e continuando a fare il consigliere comunale», così Capezzuto che poi ha continuato rivolto verso il pubblico: «Noi non possiamo far finta di nulla: la contestazione d’incompatibilità è un atto dovuto! Questa è una garanzia per tutti i cittadini. È il segno che siamo tutti uguali di fronte alla legge. Con questa votazione oggi noi daremo al consigliere Iosca 10 giorni di tempo per fare una scelta: continuare il contenzioso o continuare a fare il consigliere comunale. Tutte e due le opzioni la legge non lo consente di fare. La legge, non io». Poi il contrattacco per un discorso, quello di Iosca, che è sembrato al primo cittadino incentrato solo su ipotesi di trame e complotti: «Tutto il resto sono solo chiacchiere: le questioni personali, gli abusi edilizi personali sono questioni che non possono interessare il consiglio comunale. Con questa votazione si contesta a Iosca semplicemente la sua incompatibilità» – l’abuso edilizio c’entra poco con la contestazione d’incompatibilità, vuole dire il sindaco – «La votazione di questa sera è un momento di garanzia per tutti i cittadini», ha ribadito nuovamente e poi rivolto a Iosca: «hai 10 gg di tempo, fai una scelta».
Alle 21.42, la votazione: 10 a 3 il risultato.
A favore della contestazione della incompatibilità: la maggioranza al governo. Contro: Mirarchi, Cammarano e Scorziello, tutti dell’opposizione. Iosca e Mazzarella (presidente del Consiglio Comunale) si astengono.
Iosca è ufficialmente “incompatibile”. Deve scegliere cosa fare.
C’è il silenzio assoluto in aula, un silenzio rotto solo dallo stridere della sedia sul pavimento, smossa da sotto il banco come fanno gli studenti a scuola. Il dottore si alza e prende la parola: «Iosca comunica che l’esercizio che avete fatto stasera è un esercizio di prepotenza e se c’è una cosa che mio padre mi ha insegnato è quello di non accettare mai ricatti, perché nel momento in cui si accettasse per la prima volta un ricatto se ne accetteranno per tutta la vita. Io devo guardarmi in faccia, davanti allo specchio, e ricatti nella mia vita non ne tollererò mai, anche se dovessero impormi situazioni importanti, difficili da digerire. Io vi comunico che ho rinunciato al ricorso al TAR, per cui io resterò in questo consiglio comunale».
Scrosciano gli applausi e gli incitamenti del “popolo di Renato”, interrotti solo sul finire dalla replica del Sindaco Capezzuto: «Potevi risparmiarci questa farsa», il suggello del sindaco originario di Bosco. Più tardi si saprà che Iosca aveva rinunciato al contenzioso sin dal mattino e, di fatto, la causa d’incompatibilità non era più sussistente già al momento della votazione del Consiglio.
La consigliatura di Iosca è salva. Ma resta in piedi un’accusa di irregolarità edilizie.
Lunedì 16 luglio 2012. Renato Iosca non lascia la politica, ma rilancia, riappropriandosi dello scettro di principale competitor dell’amministrazione uscente nelle prossime elezioni amministrative del 2014: «Una cosa è certa – si fa scappare un componente della maggioranza all’uscita di Palazzo Spinelli – Renato Iosca sarà sicuramente candidato a Sindaco».
Se qualcuno aveva un dubbio, l’altro giorno è stato fugato.
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