Balzano su web e tg annunci di una nuova tassa sugli animali domestici e i cittadini si scatenano: il Parlamento fa dietrofront!
La notizia affiora solo in queste ore, dopo le proteste e la levata di scudi di associazioni animaliste, cittadini, medici veterinari e rappresentanze varie. Ma il Parlamento stava davvero partorendo l’ennesimo obbrobrio con l’introduzione di una nuova tassa per tutti i possessori di cani e gatti.
La proposta della nuova tassa comunale era stata presentata nel 2009 da due deputate del Pdl, Jole Santelli e Fiorella Rubino Ceccacci e prendeva le mosse da un ddl che introduceva nuove norme sugli animali d’affezione, una legge in via d’approvazione in questi giorni al Parlamento. Ma la norma non era stata cancellata e stava per essere approvata insieme al disegno di legge.
Nello specifico il testo della norma prevedeva la possibilità per i comuni di istituire “con proprio regolamento…una tariffa comunale al cui pagamento sono tenuti i proprietari di cani e gatti e destinata al finanziamento di iniziative di prevenzione e contrasto del randagismo e dell’abbandono, quali incentivi per l’adozione di animali d’affezione”. In altri termini uno strumento di finanziamento nelle mani libere dei comuni, una vera e propria “tassa di scopo” imposta a tutti i possessori di animali domestici con la finalità di finanziare la lotta al randagismo!
“Un’idea malsana”, “una proposta sconvolgente”, “una norma assurda”: travolte solo ora dalle polemiche scoppiate in questi giorni, le due deputate si sono difese affermando che in linea teorica “Nessuna tassa dei cani e gatti è prevista nel ddl randagismo, ma solo la possibilità per i Comuni di poter istituire una tariffa comunale destinata al finanziamento di iniziative di prevenzione e contrasto del fenomeno”. Come a dire: “noi abbiamo creato il ‘mostro’, starà poi ai Comuni decidere se farlo uscire dalla gabbia”. Magra consolazione.
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Tuttavia, nonostante il Governo per bocca del sottosegretario all’Economia Polillo si è mostrato non contrario (e figurarsi!) alla proposta del 2009 delle parlamentari Pidielline, la nuova imposta – sull’onda delle feroci proteste di cittadini, associazioni animaliste, associazioni di consumatori e medici veterinari, nonché di alcuni parlamentari – è stata bocciata proprio in ultima istanza dalla Commissione Parlamentare Finanze della Camera «nella seduta del 27 marzo scorso, quando ha esaminato gli aspetti di propria competenza presenti nelle ‘Nuove norme in materia di animali d’affezione, di prevenzione e controllo del randagismo e di tutela dell’incolumità pubblica“» ha affermato il Presidente dell’ANMVI (Associazione nazionale medici veterinari italiani) Marco Melosi in una dichiarazione rilasciata all’AGI.
Restano tuttavia davvero incomprensibili le motivazioni che hanno spinto il Parlamento a cancellare la nuova tassa solo all’ultimo momento e dopo 3 anni di biasimevole silenzio.
Tra l’altro la tassa avrebbe avuto un inaccettabile effetto “punitivo” nei confronti proprio di tutti quei cittadini ligi alle regole che hanno provveduto alla registrazione del proprio animale con l’installazione del famoso “microchip“, producendo conseguenze diametralmente opposte rispetto alle benemerite finalità della legge sugli animali d’affezione: come l’ovvia impennata del già diffusissimo e riprovevole fenomeno dell’abbandono! Ma non solo: chi mai si sarebbe più avvicinato ad un canile municipale per adottare un cucciolo o un bastardino sfortunato, quando su quella adozione, su quell’atto di amore e generosità, pendeva irrimediabilmente, come una spada di Damocle, una tassa da pagare annualmente poi al proprio Comune?
A questo punto non resta che continuare a rimanere vigili ed attenti, scongiurando un eventuale “colpo di mano” con la reintroduzione della contestata tassa mediante il sotterfugio del solito codicillo inserito all’ultimo momento, quando la nuova legge sugli animali d’affezione giungerà in Parlamento per la sua definitiva approvazione.
Il tutto in attesa della prossima “trovata” di qualche parlamentare o del Governo: che non sia allo studio anche l’imposizione di una tassa di circolazione per le bici o la tassazione dell’aria che respiriamo?
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Fonte: Affaritaliani, AGI
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