CONSORZIO BONIFICA DI PAESTUM: I MOTIVI DEL COMMISSARIAMENTO

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    UNA VERA E PROPRIA “SENTENZA DI CONDANNA”…MA A CARICO DI CHI?

    Gestione gravemente irregolare”!

    Il Consorzio di Bonifica di Paestum raccoglie i consorziati di numerose comunità a sinistra del fiume Sele, tra queste, Capaccio, Altavilla Silentina e Albanella.

    Sono queste le pesanti accuse formulate dalla Regione Campania – Sviluppo Attività Settore Primario, sulla base delle quali è stato deliberato lo scioglimento degli organi di amministrazione del Consorzio di Bonifica Paestum – Sinistra Sele!

    È stata pubblicata sul BUR Campania n. 48 del 25 Luglio la Delibera n. 370, con cui martedì scorso la Regione Campania ha deciso il commissariamento dell’ente consortile che gestisce il servizio idrico, irriguo e di bonifica del vastissimo territorio comprendente gran parte del bacino della sinistra del fiume Sele.

    Sconcerto nei consorziati, alle prese con l’ennesimo commissariamento (il secondo in pochi anni), che getta sconfortanti interrogativi sulla sopravvivenza dell’ente, alle prese con un debito ingente al limite del dissesto finanziario (10 milioni di €).

    Questo è almeno quello che traspare dal provvedimento regionale appena pubblicato, frutto di un’istruttoria che durava da 6 mesi, combattuta da ambo le parti – organi amministrativi consortili da un lato, regione Campania dall’altro – a botta di carte bollate, esposti, deduzioni e controdeduzioni. Alla fine decretato lo scioglimento, di fronte a quelle che la Regione definisce “gravi irregolarità e inadempienze”.

    Ma andiamo con ordine.

    L'ex Presidente Pasquale Quaglia

    L’attuale amministrazione del Consorzio entra in carica il 16 gennaio 2010, dopo le elezioni svoltesi il 22 novembre 2009. Anche in quel caso si proveniva da un commissariamento, decretato da una manovra di chiara pregnanza politico-partitica tesa ad assecondare mutati assetti strategici e nuove alleanze che si stavano producendo negli ambienti politici attivi sulla riva sinistra del fiume Sele. Una vera e propria “sfiducia” che determinò la caduta dell’amministrazione che vedeva a capo l’imprenditore e politico capaccese Pasquale Quaglia, cui in una notte “venne meno” la maggioranza che lo sosteneva: il classico “coup de théatre, un colpo di scena inaspettato (almeno così si racconta…) consumatosi tra una notte e l’altra e battezzato da alcuni protagonisti dell’epoca come una “congiura”. Di pura e semplice “politica”, si trattava, invece, secondo l’altra fazione.

    Non era iniziata nel migliore dei modi neanche quella campagna elettorale dell’autunno 2009, trascinatasi tra candidature irregolari, eccellenti esclusioni, polemiche, querele, esposti e contro esposti che hanno lasciato anche qualche strascico giudiziario.

    Il Presidente uscente Vincenzo Fraiese

    Il consiglio nominato nel gennaio 2010, smarcandosi sorprendentemente dai maggiori pronostici (che già prima delle elezioni “scommettevano patrimoni” su alcuni favoritissimi), elegge quale presidente Vincenzo Fraiese, una vita “politica” decorosissima spesa all’interno di tante legislature del consorzio pestano: “è la vittoria dell’umiltà e dei faticatori”, acclamò il popolo consortile, rinfrancatosi dalla “sconfitta” dei “politici” ed esaltandosi delle origini di onesto, orgoglioso ed abile imprenditore agricolo del nuovo presidente.

    Ma l’impegno per Fraiese è subito in salita.

    Oltre che alle prese con una situazione debitoria critica ed ereditata, la nuova amministrazione s’imbatte nella prima “disputa politica” tra contrapposti schieramenti: la Regione, passata da qualche mese nelle mani del centro destra di Caldoro, vede bene di sospendere (e poi annullare? Boh! Chi ne ha saputo più niente!) la nomina a delegato regionale dell’imprenditore socialista Mimmo Vernieri di Matinella. Caldoro, sebbene anch’egli di origine socialista – ma dell’altra sponda! – non vede di buon occhio la nomina effettuata da chi lo aveva preceduto (Bassolino) e coglie l’occasione al volo per alimentare un vezzo deprecabile, bipartisan, della politica nostrana: la “caccia alle poltrone”. I Consorzi, come tutti gli enti pubblici, non sono altro che altri tasselli e territori da conquistare. Perciò: via il socialista di sinistra Vernieri, con un’operazione al limite della legittimità (tant’è che il Consorzio è rimasto ingiustificatamente privo della nomina di delegato regionale per tutto questo tempo: un motivo ci sarà!)

    Il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, attualmente al centro destra, è figlio di uno dei protagonisti della sinistra meridionale, Antonio Caldoro

    L’amministrazione Fraiese cerca di riprendere il mare a vele spiegate. Ma il “mare” in cui in questi ultimi anni si viaggia, al Consorzio, è tempestato, preda dei “marosi” di problematiche (finanziarie) decennali mai risolte, oltre che di pressioni e battaglie politiche di chi fa come sport, sempre più sfacciatamente, il gioco di piantare la bandiera del proprio partito sulla cima degli enti pubblici! Come il Risiko, dove i territori sono avamposti da conquistare per sferrare l’attacco finale al nemico, analogamente gli enti pubblici diventano nella scacchiera politica importanti “distaccamenti” dove insediarsi per “diffondersi” politicamente sul territorio.

    Manifesti. Contro-manifesti. Polemiche. Poi scattano denunce ed esposti, inviati a diverse autorità e portate all’attenzione anche dell’Amministrazione Regionale, che così, il 1 dicembre 2010 dispone la nomina di una commissione, incaricata di fare lucesulle denunciate irregolarità ed illeciti nella gestione del Consorzio di Bonifica di Paestum – Sinistra Sele”.

    La commissione, dopo circa 6 mesi, termina i suoi lavori di accertamento con un documento, consegnato in Regione il 02/05/2011, con il quale rende “una dettagliata e puntuale relazione sui fatti denunciati”. È una vera “censura” per le amministrazioni consortili (e non solo per l’amministrazione attuale, come si vedrà…): “dall’analitica descrizione dell’attività svolta dalla citata commissione di accertamento, attraverso il rigoroso esame della documentazione e degli atti afferenti alla gestione del consorzio e agli argomenti denunciati, sono emerse forti criticità nella gestione del Consorzio”. Va giù duro la delibera, accusando gravi irregolarità che suonano come una condanna inequivocabile: “sono state riscontrate numerose e gravi irregolarità nell’attuazione delle procedure amministrative afferenti ad alcuni appalti ed è stato riscontrato un preoccupante quadro finanziario dovuto all’ingente debito contratto con l’ENEL”.

    Crisi reversibile? Non per la commissione di accertamento incaricata: si auspica un intervento immediato (leggasi “commissariamento”) al fine di adottare quei “provvedimenti urgenti per il risanamento finanziario del Consorzio”, nonché per “eliminare le irregolarità e le incongruenze gestionali emerse con la verifica”.

    In verità un tentativo di “salvataggio”, per scongiurare il commissariamento, pare vi sia stato (seppure non è dato sapere “quando”).

    Il commissariamento del Consorzio potrebbe portare con se aumenti delle tariffe per ripianare i debiti dell'ente.

    Nella delibera l’amministrazione regionale fa riferimento ad una società, la KPMG, incaricata di predisporre un piano di intervento per garantire al Consorzio la massima operatività ed evitare le disfunzioni che negli anni pregressi avevano causato “l’indebitamento e lo squilibrio amministrativo-contabile”: già in quella sede erano emerse seriedifficoltà finanziarie, puntualmente rese note al Consorzio e avverso le quali erano stati forniti “opportuni rimedi”. Per questi motivi l’estate scorsa (Regione Campania – Settore Interventi sul Territorio Agricolo, Bonifiche ed Irrigazioni, nota n. 607430 del 15/07/2010) la Regione aveva “più volte” richiamato l’attenzione degli amministratori del Consorzio sulla necessità di improntare l’attività gestionale a criteri di “efficienza, efficacia ed economia di spesa”, in particolare invitando “gli amministratori a non assumere atti o decisioni tese ad incrementare il personale con nuove assunzioni o incarichi.

    Un ultimatum, poi, quello del dicembre scorso (Regione – Settore ITABI nota n. 1033497 del 29/12/2010), allorché il coordinatore del settore regionale di competenza richiamava gli amministratori del Consorzioal rispetto delle previsioni contabili nell’assunzione di provvedimenti comportanti impegni di spesa”.

    Suggerimenti di gestione, direttive, ultimatum. Un’escalation che ben presto si tramuta in sentenza di condanna inappellabile! E la goccia che fa traboccare il vaso ce la mette proprio il Consorzio con nuove assunzioni e nuovi contratti di consulenza, secondo quello che “ci racconta” il provvedimento di scioglimento:gli amministratori del Consorzio, ciononostante, hanno adottato atti volti all’assunzione di ulteriore personale ed alla stipula di nuovi contratti di consulenza, né hanno posto in essere atti idonei ed azioni adeguate per l’eliminazione della evidente situazione debitoria”. Sic!

    Accuse gravi, che a detta di molti potrebbero aprire anche scenari giudiziari a carico di chi avrebbe commesso tali inadempienze.

    Operai al lavoro in un nuovo impianto di sollevamento realizzato dal Consorzio

    Il presidente Fraiese non ci sta a passare per il capro espiatorio di una vicenda (la situazione finanziaria dell’ente) che in verità si trascina da anni e degli ultimi eventi che, accusa, forse hanno subito un’impropria accelerazione da ambienti politicizzati. E già dall’emittente locale StileTv va giù altrettanto duramente, propenso nient’affatto a subire il battesimo della “sua” amministrazione come “l’amministrazione che ha fatto capottare il Consorzio”: “Probabilmente l’attività che stavo portando avanti con scrupolosità e trasparenza, rivolta a sanare la situazione debitoria ereditata, stimabile in circa 10 milioni di euro, a qualcuno dava fastidio!”. Ed ancora: “Abbiamo ereditato un debito consolidato negli anni con l’ENEL di almeno 8 milioni di euro che nemmeno la Regione Campania con il commissariamento del 2009 è riuscito a risolvere”. Come dargli torto?

    E il “popolo consortile”? Al momento non resta che allargare le braccia, digrignare i denti ed attendere il “nuovo” commissariamento (che porterà un innalzamento dei tributi?). Un commissariamento che è anche l’ennesimo fallimento di chi continua a voler “politicizzare” un consesso nato e da gestire nell’interesse esclusivo dei consorziati (e non nell’interesse della “fame di potere” dei partiti politici).

    Il popolo consortile adesso reclama l’immediato risanamento.

    E poi magari delle “primarie”. Per scegliere tra “la umile gente”, tra gli allevatori e gli agricoltori, vero “nerbo” finanziario e sociale del Consorzio – piuttosto che tra impettiti aspiranti politici che vogliono fare dell’ente solo il trampolino di lancio di più o meno fruttuose carriere politiche – i candidati che diventeranno i futuri amministratori. Amministratori senza grilli per la testa, con “le mani ancora sporche della profumata terra”, chiamati a gestire “in nome dei consorziati” il bene pubblico e prezioso dell’acqua!

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