Un kiwi al giorno toglie il medico di torno

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    Si potrebbe dire, mutuando l’espressione dal noto detto dedicato alle mele, che “un kiwi al giorno toglie il medico di torno”. L’assunzione di un frutto della pianta del genere Actinidia al giorno, infatti, con il suo contenuto di vitamina C superiore addirittura a quello degli agrumi e buono a soddisfare l’intero fabbisogno giornaliero, aiuta in maniera decisa le difese immunitarie e tra i altri molti benefici si rivela utile anche per quel che riguarda la protezione contro i radicali liberi, nel regolare la funzionalità cardiaca e migliorare la circolazione, nonché nell’aiutare a risolvere problemi di stitichezza, ritenzione idrica e alterazioni della funzionalità gastro-intestinale.

    L’Italia conosceva il kiwi come pianta ornamentale fin dall’Ottocento, anche se la sua coltivazione intensiva ha preso il via molto più tardi, dopo la metà del secolo scorso, con risultati eccezionali dovuti alle ideali condizioni climatiche e del terreno. Il suo nome deriva dall’uccello senza ali simbolo della Nuova Zelanda, ovvero il paese che per primo agli inizi del Novecento ne sperimentò la coltivazione intensiva importandolo dalla Cina, dove era conosciuto ed apprezzato già più di settecento anni fa. Oggi in Italia, la provincia di Latina è la zona a maggiore produzione, e i suoi Hayward (dal nome del cultivar) possono fregiarsi dell’Indicazione Geografica Protetta.

    Quando si pensa al kiwi viene subito in mente il frutto dalla caratteristica polpa di color verde acceso, anche se possono trovarsi quelli a polpa gialla, un po’ più dolce al gusto rispetto alla verde, e a polpa rossa. La Hayward è comunque in assoluto la varietà più diffusa. Per quel che riguarda la sua coltivazione, bisogna tener presente che sono necessari sia esemplari maschi che femmine, in proporzione di circa uno ad otto, poiché le seconde non produrrebbero i loro frutti qualora i primi non provvedessero all’impollinazione.

    Il consumo di kiwi avviene solitamente al naturale, una volta rimossa la buccia pelosa (ricca anch’essa di proprietà benefiche per l’organismo, tanto che se ne consiglia l’uso in trattamenti di bellezza domestici per distendere la pelle del viso), o in succhi e marmellate.

    L’attualità di questi giorni, infine, vede il kiwi al centro di un provvedimento del ministero delle Politiche Agricole, il cosiddetto decreto “salva kiwi”, varato per contrastare la diffusione del batterio Pseudomonas syringae pv. Actinidiae, una delle patologie più diffuse e dannose per la coltivazione del prezioso frutto. Un decreto che prevede controlli da parte dei servizi fitosanitari regionali, nonché comportamenti standard nei casi in cui venga rilevata in qualche coltivazione la presenza del batterio. Anche perché, pur essendo partiti soltanto negli anni Settanta, noi italiani siamo i maggiori produttori mondiali (escludendo la Cina) di kiwi, e quasi l’80% della nostra produzione è destinata all’esportazione.

    fonte: tantasalute.it

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