Poche settimane fa era stata riportata la notizia degli ultimi cani portati via dal canile di Cicerale. Felicità per quanti avevano lottato per la chiusura di un canile diventato per gli animalisti, quasi il simbolo di una sbagliata lotta la randagismo. Nella foto di copertina, scattata il giorno dello sgombero finale condotto dalla Task Force del ministero della Salute con i carabinieri del NAS di Salerno, venne immortalata la piccola segugia Marta ultimo cane ad uscire dalla struttura di Cicerale tra le braccia di Stefania Piazzo e di Rosalba Matassa, dirigente veterinario del ministero.
Il TAR di Salerno, su ricorso del gestore, ha annullato l’Ordinanza del sindaco di Cicerale che nel maggio 2009 aveva disposto la chiusura del canile. Cicerale, pertanto, potrà riprendere i suoi affari con i Comuni del comprensorio. Sembra incredibile ma il motivo, forse, è sempre lo stesso. Così come avvenuto nelle Ordinanze anti circo, finchè una legge non dirà cosa queste strutture possono fare, vietando o disciplinandone l’attività, tutto si perderà in una serie infinita di cavilli, circolari, ricorsi, appelli, sentenze ed annullamenti. Cicerale, pertanto, sembrerebbe legittimata ad operare.
Una verità insindacabile, però, su queste vicende esiste. Ovvero gli animali, per legge, sono “cose”, e lo stesso reato di maltrattamento è ancora impostato sul danno causato alla sensibilità dell’uomo. I reati contro il maltrattamento, infatti, sono “delitti contro il sentimento per gli animali”.
Al di là di Cicerale , proviamo solo un attimo a pensare se un ricorso, sia esso di ordine amministrativo o penale, venisse fatto contro un centro di accoglienza per anziani. Cosa accadrebbe? Verrebbero trasferiti in funzione di sequestri e dissequestri della struttura o dell’inficiamento di ordinanze sindacali, per le quali, si ricorda, vi è la possibilità di un secondo grado di Giudizio?
fonte:giornaledelcilento
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