Paese che vai, usanza che trovi! Festival del pene in Giappone

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    Paese che vai, usanze che trovi, come questa che si pratica durante la prima settimana di aprile a Kawasaki in Giappone, dove tra bellissimi viali alberati di ciliegi in fiore, ad essere portato in processione è un enorme fallo, evidente simbolo di fertilità. Piero Angela sicuramente ci ricorderebbe che prima dell’avvento del Cristianesimo, festività simili si svolgevano anche dalle nostre parti, ma anche in Giappone i templi scintoisti di questo genere non sono più così diffusi come una volta.

    Tra quelli rimasti c’è il Wakamiya Hachimangu a Kawasaki, che ogni anno organizza l’evento Kanamara Matsuri, che tradotto dovrebbe suonare come festival del pene di ferro. Al santuario, che risale al periodo Edo (1603-1868), ero devote le Meshimori Onna, che il signore del luogo pensava dovessero rifocillare i viandanti, ma che in realtà arrotondavano prostituendosi. E se all’inizio si pregava per ottenere un buon guadagno, o per prevenire le malattie veneree, più tardi si iniziò a pregare per diventare fertili.

    Inutile dire del successo che sta riscuotendo il festival ai giorni nostri, dove tra bancarelle e gruppi di persone festanti, più o meno vestite, o travestite, girano, ballano e scherzano, in attesa della processione vera e propria, quando un gigantesco pene viene trasportato in giro per le strade della città sopra a un baldacchino (omikoshi). Curiosa è anche la leggenda, legata alla città ed al tempio, della ragazza posseduta dal demone.

    La leggenda racconta di un demone, che invaghitosi di una ragazza, ai di lei ripetuti rifiuti di concedersi al demone, reagì entrando nel corpo della ragazza, e più precisamente nella sua vagina. Evidente lo scopo di questa possessione; impedire che ad altri uomini o dei, fosse concesso quello che era stato negato al demone.

    E così fu, finché ad un fabbro del villaggio venne l’idea di costruire un pene di acciaio; il demone, per impedire l’atto, o forse di creare l’ennesimo eunuco della cittadina, addentò il fallo d’acciaio. Come nei più tradizionali happy end, il demone, ormai sdentato, abbandonò il corpo della ragazza, che liberata poté finalmente sposare il suo salvatore…e tutti vissero felice e contenti.

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