Secondo una ricerca dell’INRAN (Istituto nazionale per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione) presentata ieri a Milano nel corso della conferenza “Caffè e Diabete”, il caffè è in grado di inibire uno degli enzimi intestinali deputati alla digestione dei carboidrati. Questa azione potrebbe determinare un rallentamento nell’assorbimento del glucosio ed attenuare così il picco glicemico che si osserva dopo il consumo di un pasto, contribuendo alla riduzione del rischio di diabete di tipo 2.
Lo studio, di prossima pubblicazione, si è svolto con l’utilizzo di due approcci sperimentali: uno bioinformatico e uno in vitro. Mediante tecniche di simulazione al computer (ossia di bio-informatica) è stata valutata la capacità dei composti fenolici presenti nel caffè di legare, e quindi, inibire, gli enzimi coinvolti nel metabolismo dei carboidrati. Le simulazioni al computer sono state poi confermate dallo studio in vitro.
“Nonostante numerose evidenze scientifiche dimostrino che un consumo abituale e moderato di caffè sia associato ad una riduzione del rischio di contrarre il diabete di tipo 2 – afferma Fausta Natella, la ricercatrice INRAN, responsabile del progetto di ricerca – non è noto con quale meccanismo il caffè possa agire.
Noi abbiamo ipotizzato che il caffè interferisca con il processo di digestione dei carboidrati e la nostra ipotesi è stata confermata dai dati sperimentali, che, però – sottolinea la dott.ssa Natella – sono stati ottenuti in vitro e vanno confermati da uno studio in vivo condotto sull’uomo. Se questo fosse il meccanismo con cui il caffè agisce dovremmo consigliare di bere caffè subito dopo i pasti.. ma attenzione a non aumentare il numero di tazzine, e a non superare le 4-5 al giorno!”
fonte: ilsole24ore.com
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