Il 9 Novembre 1989 le lacrime di gioia della popolazione tedesca, finalmente riunita sopra le macerie del Muro di Berlino dopo decenni di forzata separazione ed isolamento, segnavano simbolicamente la fine del comunismo e della Guerra Fredda. L’Occidente per un momento assaporava un trionfo totale e assoluto su un avversario già da tempo moribondo, ma pervicacemente insediato ad Est, restio fino all’ultimo ad aprire i confini, liberare i dissidenti, arrendersi all’inequivocabile superiorità del sistema liberale e di mercato.
La generazione nata in prossimità di quell’evento, a cavallo fra gli ultimi due decenni del ventesimo secolo, oggi può leggere solo sui libri di storia gli eventi, i drammi, le tensioni, i conflitti ideologici e le asprezze di una Guerra Fredda percepita come parentesi ormai conclusa, comunque distante e lontana, offuscata dal passare degli anni. I giovani tendono a dimenticare e rimuovere, senza rendersi conto dell’enorme importanza che ebbe, nel fluire della storia, quel giorno di 20 anni fa. Sembra insomma che la “libertà” sia dovuta e scontata; mentre la libertà va conquistata, giorno dopo giorno, a prezzo di enormi sacrifici.
Più di quarant’anni di Guerra Fredda non avevano addormentato del tutto lo spirito unitario della Germania, la volontà di un riavvicinamento al di là delle barriere e dei confini. Il popolo della Germania dell’Est, angariato da un regime ormai sclerotico ed illegittimo, privo di qualsivoglia consenso dopo anni di disastri e fallimenti, non poteva attendere un giorno di più. La libertà era a portata di mano, bastava solo prendere una piccozza per demolire il simbolo nefando della tirannia comunista, dell’isolamento imposto. E quella gente comune prese la piccozza, scavalcò le guardie armate che per troppe volte avevano sparato e ucciso innocenti, prese coraggio, e infine eliminò in una sola notte il Muro di Berlino.
In poche ore, centinaia di migliaia di persone scesero in piazza, oltrepassarono la linea di confine, riabbracciarono i propri cari, e festeggiarono, ebbri di felicità e commozione per la libertà ritrovata. Il comunismo si scoprì cadavere in putrefazione, e in un sol colpo crollò su se stesso senza colpo ferire. La Germania trovò allora la sua unità. Ma la trovò, nel giro di alcuni mesi, l’intera Europa Orientale, stanca dell’oppressione sovietica, della presenza asfissiante dell’Armata Rossa, stanca di partiti comunisti ipetrofici, burocratizzati, e di regimi malati, autocratici, privi di ogni appoggio popolare, succubi di Mosca e di qualche tiranno locale.
Il Crollo del Muro di Berlino deve essere ricordato come un evento di capitale importanza, in quanto punto di svolta epocale, momento di passaggio nodale. Un sistema politico, ideologico, economico, sociale e culturale svaniva per lasciare il posto, se non ad una nuova era di pace e di diritti, ad una luminosa speranza di cambiamento, basata anche e soprattutto sulla restaurazione di valori mai obliati. Ricordiamo il 9 Novembre 1989 come un giorno di Libertà e di speranza.
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