Gli antiossidanti contenuti nella bevanda possono proteggere a livello genetico riducendo del 20% i danni al Dna. Basta un mese per ridurre del 20% i danni genetici. Un mese in cui, però, bisogna bere ogni giorno del tè verde. Ecco quello che suggerisce uno studio pubblicato sul British Journal of Nutrition.
Da tempo ormai, tra alti e bassi, si studiano gli effetti sulla salute da parte del tè verde e dei suoi componenti antiossidanti come i composti polifenolici. Con questi nuovi risultati, i ricercatori del Politecnico di Hong Kong, ritengono che il tè verde possa a buon diritto essere considerato un alimento funzionale, ossia un alimento che vanta proprietà benefiche sulla salute.
«I risultati indicano che il tè verde ha effetti significativi genoprotettivi e fornisce elementi di prova per considerare il tè verde come un alimento funzionale», scrivono gli scienziati. A confronto con il cugino tè nero che contiene tra il 3 e il 10% di polifenoli, il tè verde ne contiene tra il 30 e il 40%; questo ne fa una buona fonte di antiossidanti.
Ed è proprio sulla base di questi elementi che i ricercatori hanno condotto il loro studio coinvolgendo 18 volontari sani. La professoressa Iris Benzie e colleghi hanno suddiviso i partecipanti in due gruppi atti a ricevere, rispettivamente, due tazze di tè verde (con una concentrazione dell’1%) o della semplice acqua, tutti i giorni per quattro settimane. Per un periodo di sei settimane, compreso quello di quattro del test, ai partecipanti sono stati prelevati dei campioni di sangue e urine.
L’analisi dei campioni ha mostrato che vi era stata una riduzione del 20% dei danni al Dna nei soggetti che avevano assunto il tè verde, rispetto al gruppo di controllo.
La misurazione del danno è stata eseguita per mezzo di un esame enzimatico detto FPG (formamidopyrimidine glycosylase). Un ulteriore test condotto in laboratorio su cellule in vitro ha permesso di constatare l’azione di maggior resistenza ai danni da parte delle cellule trattate con il tè verde.
In particolare, le cellule erano state esposte al perossido di idrogeno (H2O2) quale agente ossidante. «Nei risultati dei test in vitro, le cellule trattate con del tè hanno mostrato maggiore resistenza del DNA alla sfida», hanno scritto i ricercatori. A conclusione dello studio, gli scienziati hanno osservato la lunghezza dei telomeri, le sequenze di DNA che si trovano nelle regioni terminali dei cromosomi e che, ahimè, si accorciano a mano a mano che si avanza con gli anni.
Bene, questi telomeri, nelle persone che hanno bevuto una media di tre tazze di tè al giorno avevano circa 4,6 kilobase (l’unità di misura della quantità d’informazione genica) in più rispetto alle persone che hanno bevuto una media di un quarto di una tazza al giorno. Questa differenza media riscontrata nella lunghezza dei telomeri corrisponde a «circa una differenza di 5 anni di vita», concludono i ricercatori.
fonte:lastampa.it (lm&sdp) – img:dalla rete
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