Non è solo utile per preparare il pane: il lievito normalmente utilizzato in cucina è anche protagonista nei laboratori di ricerca, e ha permesso a un gruppo di ricercatori milanesi guidati da Achille Pellicioli del Dipartimento di Scienze Biomolecolari e Biotecnologie dell`Università di Milano di far luce su importanti meccanismi molecolari che controllano una proteina importante per la nascita e lo sviluppo di alcuni tipi di tumore, nota come Cdc5.“Il lievito che siamo abituati a utilizzare per pane e pizza è costituito da cellule vive che per noi ricercatori sono uno strumento di lavoro fondamentale – spiega Roberto Antonio Donnianni, uno degli autori della ricerca -. Sono sistemi cellulari molto semplici e rappresentano quindi delle macchine perfette per studiarne i meccanismi di base. Inoltre, è stato dimostrato che questi meccanismi di base sono evolutivamente conservati anche in cellule di altri organismi, incluso l’uomo”.In una cellula sana, se il Dna viene danneggiato si innescano diversi processi che portano alla riparazione del danno subito oppure alla morte della cellula se il danno è troppo vasto e non può essere riparato. Ma per avere il tempo necessario a riparare tali danni la cellula si deve “fermare”, altrimenti corre il rischio di trasferire l’errore nelle generazioni successive: “I meccanismi di risposta al danno sono molto complessi e spesso non funzionano nelle cellule tumorali, che sono infatti caratterizzate da un Dna molto instabile e ricco di mutazioni”, chiarisce Donnianni. Studi condotti negli ultimi anni hanno rivelato il nuovo e importante ruolo di Cdc5 nella risposta cellulare ai danni al Dna: quando i livelli di Cdc5 sono troppo elevati non si attivano quei processi che gli esperti definiscono di “checkpoint” (i “posti di blocco” lungo la strada della trasformazione verso il tumore) e che fisiologicamente dovrebbero attivarsi in seguito agli eventuali danni al Dna per riparare la cellula o per eliminarla. Guardando all’interno delle cellule del lievito i ricercatori milanesi, finanziati anche da AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) hanno scoperto cosa succede quando la proteina Cdc5 è presente in quantità superiori alla norma, come avviene in molti tumori tra i quali ovaio, esofago, fegato e pelle: quando presente in dosi eccessive la proteina rende infatti meno efficaci le risposte della cellula ai danni subiti dal Dna, garantendo la sopravvivenza della cellula danneggiata.Queste nuove conoscenze, spiegano gli autori delle ricerca, potrebbero rivelarsi utili per capire come si sviluppano alcuni tumori e soprattutto per ottimizzare le terapie anticancro e individuare molecole bersaglio per farmaci specifici.
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