di Redazione
In questo strano viaggio che è la vita, tutti noi, semplici ed inesperti turisti, siamo spesso e volentieri soggetti a stati d’animo estremamente diversi. Si tratta di un viaggio interiore in cui dobbiamo esser sempre pronti a tracciare un nostro percorso di crescita personale. Spesso si arriva ad un punto in cui noi, viaggiatori avidi di piacere e di sapere, ci ritroviamo estranei a tutto ciò che ci circonda. Quel viaggio, in apparenza tanto idilliaco, tutto ad un tratto ci riempie di quel senso di perdita e smarrimento svuotandoci della nostra spensieratezza e sicurezza iniziale. Molti potrebbero collegare questo senso di straniamento all’età adolescenziale in cui i giovani, affacciandosi alla dura realtà, distruggono indirettamente quel loro ideale di società in cui tanto avevano sperato. Come la storia e la letteratura ci insegnano, però, questo sentimento è insito anche nell’animo di persone che hanno da molto superato l’età adolescenziale . Basti pensare ai nostri più famosi autori italiani, quali il Foscolo, che fu costretto ad esiliarsi a causa delle proprie idee troppo scomode per quel tempo.
Questa situazione riguarda un po’ tutto il genere umano; alienati da un mondo che forse non ci merita, migriamo continuamente in cerca di qualcosa di nuovo ma portandoci sempre dietro quel bagaglio d’insoddisfazione eterna che rende l’uomo schiavo di continui mutamenti. Ci illudiamo di una felicità apparente in grado di colmare quel nostro vuoto, di far nascere in noi un nuovo senso di appartenenza. Ansiosi di conoscere la realtà che ci accoglierà, salutiamo con un briciolo di nostalgia i luoghi che ci hanno accolto fin dalla nascita, ormai troppo stretti per noi. Speriamo fortemente che l’eccitazione per la scoperta del nuovo consumi quel senso di smarrimento che ci aveva condotti fin lì, senza sapere che forse quella strana nostalgia non sbiadirà mai.
Siamo migranti in ogni momento della nostra esistenza, ogni giorno fuggiamo da un piccolo mondo per abbandonarci ad un altro arricchendo la nostra fragile interiorità. Quando partiamo o ci esiliamo dobbiamo esser consapevoli dell’impossibilità di un eventuale ritorno. Dobbiamo aver la consapevolezza che quando partiamo perdiamo qualcosa per acquistarne un’altra e non sempre ciò che acquistiamo è migliore di quel che abbiamo lasciato. Rinunciare al proprio essere per scommettere su un nuovo “io” totalmente ipotetico è un rischio assoluto, che però si è disposti a correre pur di colmare il nostro senso di vuoto e di trasformare quell’insoddisfazione, precedentemente descritta, in una sorta di stabilità interiore.
Pronti a ripartire subito dopo esser arrivati, terminiamo il viaggio della vita e ripartiamo per un altro mondo a noi sconosciuto, illusi di una serenità apparente, ignari di un incessante caos interiore. Continuamente trascurati da una realtà che non ci appartiene, siamo in cerca di continui stimoli, diverse emozioni, nuove persone sperando che queste possano soddisfare i nostri bisogni più intimi e contorti. Insoddisfazioni su insoddisfazioni che portano l’uomo a migrare verso nuove realtà, sperando in una rinascita o rassegnandosi ad un’esistenza perduta … ecco il destino di tutti noi, viaggiatori, esploratori senza fissa dimora.
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